Da anni denunciamo che sul tema degli odori molesti, percepiti in zona Tavello e quartiere Arcobaleno, non viene garantita alla cittadinanza una informazione puntuale e non si promuovono occasioni di pubblico confronto e ascolto con i residenti. La cosa si ripete in questi ultimi mesi.

Campo di mais

 

In attesa di una comunicazione ufficiale da parte dell’amministrazione, che non arriva, e in mancanza di interesse da parte della stampa locale a seguire la vicenda, riteniamo doveroso intervenire come associazione semplicemente per informarvi sui recenti sviluppi della “questione puzza” a Limena.

Partiamo dalla campagna di monitoraggio sull’origine e qualità degli odori, predisposta dal comune, svolta da gennaio a luglio dello scorso anno. In base ai risultati dell’indagine, che hanno individuato gli impianti di biogas come responsabili delle emissioni e catalogato le “puzze” in base a varie tipologie di matrici odorigene, l’amministrazione comunale aveva chiesto, a novembre 2018, alla Regione Veneto (responsabile per l’autorizzazione agli impianti) di convocare una Conferenza di servizi con tutti gli enti pubblici coinvolti a vario titolo – comune, Regione, Arpav, Ulss 6, provincia. All’interno di questo “tavolo tecnico” si sarebbero individuare le soluzioni tecnologiche e di processo da introdurre negli impianti, al fine di ridurre ad un livello fisiologico le emissioni odorigene, così come già avviene in migliaia di impianti attualmente in funzione in Italia.

Gli incontri si sono svolti a gennaio e febbraio di quest’anno. Le proposte delle nuove misure strutturali e gestionali per gli impianti, così come individuate dagli enti sopra richiamati intervenuti alla conferenza, sono state accolte nella sostanza dalla società “Agrienergie Venete” (impianto di Via Sabbadin)  mentre il rappresentante della “Società agricola Tosetto s.s.”, per la quale erano previste delle misure più onerose, ha chiesto – e ottenuto – un supplemento istruttorio finalizzato ad avviare una perizia odorigena di parte, avallata dal punto di vista metodologico comunque da ARPA Veneto, al termine della quale si adotteranno, se necessarie, delle misure di mitigazione degli odori generati dal sito produttivo vicino al quartiere residenziale “Arcobaleno” del comune di Limena. Sono stati fissati 180 giorni per completare la nuova indagine odorigena ed avviare un nuovo procedimento per l’adozione delle eventuali misure di mitigazione degli odori. 

In accordo con i rappresentanti comunali presenti in Conferenza di servizi, una volta eseguiti gli interventi prescritti da parte delle due Società agricole, nel corso del 2020 sarà avviata una nuova indagine odorigena con la stessa metodica utilizzata nella precedente per validare i benefici raggiunti dagli interventi realizzati. (testo in corsivo tratto dalla risposta della Giunta Regionale a interrogazione scritta n. 672 del 19.12.2018 presentata dai consiglieri Ruzzante e Bartelle)

Fin qui i fatti, sui quali siete liberi di elaborare ogni vostra considerazione.

Da parte nostra non ci resta che constatare come, anche in questa occasione, le ragioni dei cittadini sembrano passare in secondo ordine rispetto ai (legittimi) interessi del privato. Pertanto, a più di 11 anni dalla concessione dell’autorizzazione regionale, tocca alla cittadinanza continuare a chiudersi il naso ed avere pazienza, comprendere i (legittimi) dubbi della controparte circa i risultati dell’indagine commissionata dall’amministrazione, attendere gli esiti di un’ulteriore indagine e la realizzazione delle eventuali opere che dovessero essere prescritte dal successivo confronto con gli enti interessati.

Come siete messi a pazienza?

Da parte nostra ricordiamo che sin dal primo manifestarsi della problematica abbiamo chiesto ripetutamente alla Regione Veneto di dotarsi di una specifica normativa di riferimento sulle emissioni odorigene: l’adozione di linee guida sulle emissioni odorigene, simili a quelle già in vigore da anni in altre regioni italiane, avrebbe potuto rappresentare un aiuto alle ripetute richieste di intervento della cittadinanza e un valido supporto per i tecnici, chiamati ad intervenire in questi anni senza un chiaro quadro legislativo di riferimento.