Lo sapevate che anche in Cina ci sono associazioni ambientaliste?

Davide Sabbadin, storico attivista di Legambiente Padova, negli anni importante punto di riferimento a livello regionale e nazionale della nostra associazione (è intervenuto anche in molte iniziative organizzate dal nostro circolo), attualmente Responsabile per l’efficienza energetica, sta svolgendo uno stage in Cina per approfondire gli elementi critici e i punti di forza della “questione ambientale” in quel vastissimo e sorprendente paese. Grazie ad un aggiornatissimo diario ci rende partecipi, giorno per giorno, dei suoi spostamenti e dei suoi incontri: attraverso la sua esperienza e sensibilità ambientale, maturata in anni di battaglie per l’ambiente (comprese le “infuocate” assemblee di quartiere in occasione dell’introduzione della raccolta differenziata a Limena, più di vent’anni fa) ci regala resoconti ironici e pieni di stupore, preziosi spunti di riflessione per iniziare a disvelare un mondo ancora sconosciuto e foriero di pregiudizi, anche se sempre più vicino.

Unmese

Per introdurvi alla lettura riportiamo di seguito la prima pagina del diario, che potrete leggere integralmente cliccando qui

Un Mese In Cina 

I viaggi stralunati di un ambientalista nel paese della tecnologia veloce

“Sono stato scelto assieme ad altri 19 attivisti ambientalisti europei per andare a fare uno stage in altrettante associazioni ambientaliste cinesi. È un progetto della fondazione tedesca AsienHaus, finanziato dalla Fondazione Bosch. Quello delle lavatrici? sì, lui.

Scopo del progetto è quello, sostanzialmente,  di capirsi. Di conoscersi. Ovvero, più nel dettaglio, di capire come lavorano le associazioni ambientaliste cinesi (lo so, non avevate idea che ci fossero associazioni ambientaliste in Cina: neanche io, confesso, prima di sapere di questo progetto) e fare capire a loro, nel periodo che passano a fare lo stage presso le associazioni europee, come lavoriamo noi. E viceversa.

È banale? tutt’altro. Ci separano quotidianità diverse, concetti di vivibilità e sostenibilità diversi, idee diverse di governo e di relazione con la cittadinanza, problemi e soluzioni credibilmente diversi, se non altro per la scala a cui si applicano. Una delle città che visiterò, Chongqing, che funge da capolinea della nuova “via della seta” ferroviaria, ha circa 30 milioni di abitanti. Per dire. Non male per una città che non si sente mai nominare. Ma il governo vuole “svilupparla” e conta di portarla a 80 milioni entro il 2025. O almeno così mi ha detto l’ex inviato di La Repubblica a Pechino.

Nella città di Shenzen, per fare un altro esempio, l’ultimo servizio di bike sharing che è partito ha installato fin’ora 600.000 biciclette. A Padova ne abbiamo 200. Quando l’ho detto a Yang, si è messo a ridere. Yan Yang è il mio “twinner” della Chonqing Green Volounteer League, ovvero il mio corrispettivo cinese che ha passato circa due mesi in stage presso Legambiente Veneto.  Diciamo che ha riso di meno quando ha visto il Piave in secca e le falde che danno acqua a circa mezzo milione di persone inquinate forse per sempre dagli ormai famosi PFAS. Ecco: lì rideva un po’ meno, e mi ha confermato che sì, anche loro hanno questi problemi.

Anzi, per essere precisi mi ha confidato: “Non pensavo che anche nella sviluppata Europa aveste questi problemi”.  A quel punto io e Yang abbiamo fatto un’approfondita disamina della qualità della grappa veneta e dei limiti dello sviluppo capitalista relativamente ai problemi ambientali. Le due discussioni, parallele, si sono alimentate a meraviglia, complici gli assaggi copiosi.

Cosa attendermi da questa visita? beh intanto il programma ufficiale: incontrerò presidi di facoltà e dottorandi che si occupano di impatto ambientale delle merci; conoscerò i direttori generali di un paio di importanti associazioni ambientaliste nazionali cinesi; visiterò vari progetti di educazione ambientale  e di sensibilizzazione sui temi della gestione sostenibile dell’acqua lungo lo Yangtze, il fiume azzurro. Visiterò, infine, un paio di aree umide protette lungo la costa, all’altezza di Tianjing e Tangshan, due città non distanti da Pechino. E in mezzo a questo programma ci saranno workshop, incontri e seminari.

Uno di questi, in particolare, riunirà tutti gli europei e i cinesi partecipanti al programma, presso l’isola di Heinan, le cosiddette “Hawai cinesi”, nel golfo del Tonchino (era da anni che volevo scrivere golfo del tonchino. Fa tanto Sandokan), ormai famigerata nel mondo per l’attacco scriteriato alla barriera corallina e lo sviluppo del turismo di massa, tumultuoso perfino per gli standard cinesi.

Per Yang la sua prima esperienza in Europa e la conoscenza dei meccanismi reali che stanno alla base dei processi decisionali e di conflitto in Europa, è stata molto istruttiva. È tornato a casa con molti meno stereotipi di quanti ne avesse prima di partire.

Le chiacchierate con lui me ne hanno tolti diversi anche a me. E ho il sospetto che questo mese e mezzo in Cina me ne toglierà più di qualcuno. Non sarebbe per nulla un magro bottino, per un viaggio nel paese del Dragone. Stay tuned!”

Davide Sabbadin

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https://unmeseincina.wordpress.com/author/davidesabbadin/