DERT
di Mario e Stefano Martone – docufilm 2016 – 62′

Dert
Secondo appuntamento del CineCiclo “Uomo Ambiente Società 2017”#rigeneriamoci  sabato 18 febbraio ore 19.30
RIGENERIAMO I PAESI SCONVOLTI DALLE GUERRE

A vent’anni esatti dai tragici avvenimenti che hanno sconvolto la Bosnia, DERT si muove nei luoghi della memoria di un paese segnato dalla guerra ma non è un racconto di vittime o di dolore.
E’ la testimonianza di una straordinaria esperienza collettiva fondata sulla dignità e sul lavoro.
Un esempio di convivenza a dispetto di tutti i nazionalismi, che ci dimostra come dentro ogni storia orribile c’è sempre una via d’uscita: e questa è la possibilità di ricostruire un paese con la convivenza

A seguire presentazione del libro “Alexander Langer – una buona politica per riparare il mondo” con l’intervento del prof. Gianni Tamino.

una-buona-politica-per-riparare-il-mondo

>>>CONCLUSIONE CON BUFFET CONVIVIALE AUTOPRODOTTO <<<

SALA POLIVALENTE RIAB (zona P.E.E.P.) via Bortoletto 55 – Limena PD

INGRESSO LIBERO MA RESPONSABILE*
il CineCiclo NON chiede rimborsi. E’ quindi sempre gradita un’offerta (sia per coprire i costi dei diritti SIAE, sia per l’aperitivo conviviale)

 

coop insieme

“Se si può fare qui, sarà possibile ovunque”

DERT racconta l’esperienza della cooperativa agricola “Insieme” che nasce nel 2003 a Bratunac – al confine tra la Bosnia Erzegovina e la Serbia – a pochi chilometri da Srebrenica.

Dall’inizio di aprile del 1992, dopo il collasso della Jugoslavia, la Bosnia Erzegovina ha sofferto una sanguinosa guerra d’aggressione terminata nel novembre 1995. Più di centomila morti, migliaia di scomparsi, oltre due milioni di profughi, economia ed infrastrutture distrutte. Il conflitto ha provocato un profondo cambiamento della struttura demografica della popolazione, come risultato delle operazioni di “pulizia etnica” dei territori.

Durante il conflitto, l’area di Bratunac è stato teatro di scontri durissimi. Molte famiglie hanno cercato rifugio nella cittadina di Srebrenica, enclave a maggioranza musulmana in un territorio a maggioranza serbo-ortodosso, che era stata dichiarata area protetta dalle Nazioni Unite. L’11 luglio 1995 l’esercito serbo-bosniaco viola l’area protetta, entra nella città e commette un massacro sistematico della popolazione maschile musulmana, di età tra il 12 e i 90 anni. Le donne e i bambini sopravvissuti vengono forzatamente trasferiti in campi profughi. La strage è di dimensioni inaudite, le vittime stimate sono più di ottomila. E’ il primo genocidio riconosciuto in Europa dopo la Seconda guerra mondiale.

Mario Boccia, fotogiornalista che ha seguito e documentato il conflitto nei Balcani fin dall’inizio, è legato da un’amicizia profonda e solidale con Rada e Skender, presidente e direttore della cooperativa che si occupa di raccolta di piccoli frutti – chiamati “Lamponi o frutti di Pace” – e della loro lavorazione per produrre succhi e marmellate. Negli anni dalla fondazione della cooperativa, Mario Boccia ne segue ogni passo, tra difficoltà e successi, facendosi portavoce del grande valore di questa iniziativa in Italia e all’estero.

Molti direbbero che i soci della cooperativa, ormai più di 500, in prevalenza donne, sono di “etnie” diverse. Loro rifiutano questa distinzione. Lavorano fianco a fianco uniti dal desiderio di restare nella loro terra comune. Ricostruiscono un presente insieme, a dispetto di un passato che li vorrebbe divisi. Il loro esempio sembra gridare alla Bosnia Erzegovina e all’Europa intera, come hanno più volte sottolineato Rada Žarković e Skender Hot: “se si può fare qui, sarà possibile ovunque.”