Il coinvolgimento di 350mila abitanti e 30 comuni: sono le dimensioni che ha già assunto il problema dell’inquinamento da PFAS* e purtroppo sono dati che sono destinati a crescere in quanto l’inquinamento della falda acquifera sta aumentando e coinvolgendo un territorio sempre più alto.

 

pfas1*L’Istituto Superiore di Sanità riconosce le sostanze chimiche perfluoroalchiliche come interferenti endocrini e riconosce la probabile correlazione tra l’esposizione a detti inquinanti e l’insorgenza di patologie gravi quali: tumori, disfunzioni della tiroide, ipertensione della gravidanza, aumento del colesterolo. I PFAS vengono usati in alcuni cicli produttivi: per rendere impermeabili superfici, produrre schiume degli estintori, cera per pavimenti, Teflon per pentolame e Goretex per indumenti.

E’ per questo che Legambiente invita la Giunta Regionale a agire immediatamente con tutte le misure necessarie per garantire la salute dei cittadini e la produzione agricola del territorio coinvolto. La deliberazione 77 del 22/03/16 del Consiglio Regionale va proprio in questo senso. “Cogliamo con piacere che il Consiglio si sia espresso all’unanimità per una mozione che impegna la Giunta ad azioni tempestive e concrete, coinvolgendo i cittadini e le attività produttive – dice Luigi Lazzaro, Presidente Regionale di Legambiente-. Auspichiamo anche l’avvio di un tavolo permanente che coinvolga tutti gli attori interessati. E’ però preoccupante l’atteggiamento di alcuni membri della Giunta ed in particolare dell’assessore Bottacin che minimizza il problema e paventa il reato di procurato allarme per chi sta informando i cittadini sulla questione”.

Dai documenti emerge che sia proprio  l’istituto superiore di Sanità ad esprimere nei diversi pareri emessi preoccupazione sulla vicenda. “Se l’assessore vuole denunciare qualcuno per procurato allarme forse dovrà farlo proprio contro l’Ente dello Stato”, conclude Lazzaro. Sono stati infatti riconosciuti dall’Istituto Superiore della Sanità (ISS) come interferenti endocrini direttamente associati a gravi patologie mediche quali: il tumore ai reni, il cancro dei testicoli, malattie della tiroide, ipertensione della gravidanza, colite ulcerosa, aumento del colesterolo.

Se è vero che la regione Veneto è l’unica regione ad essersi attivata nella lotta alla contaminazione da questa molecole, è anche vero che la nostra è l’unica regione ad essere finora interessata da un fenomeno così vasto di inquinamento delle falde acquifere e della catena alimentare. Non corrisponde al vero, inoltre, l’ affermazione che, in seguito alle misure messe in atto, le concentrazioni dei PFAS sono state riportate al disotto dei livelli consentiti in Germania. In quella nazione infatti, le concentrazioni massime consentite, e relative ai soli PFOA e PFOS, sono di 100 ng/litro di acqua per un’esposizione che duri per tutta la vita. I dati ufficiali ci dicono, purtroppo che, per esempio nel veronese, i livelli ad inizio anno continuano ad essere ben superiori rispetto ai limiti di qualità tedeschi. Pertanto non si capisce il motivo di affermazioni esageratamente e immotivatamente trionfalistiche quando ampie fasce della popolazione veneta continua ad essere esposta a concentrazioni elevatissime di sostanze cancerogene e interferenti endocrini.

Ma l’emergenza non può essere trattata solo con una dimensione locale ma deve assumere delle dimensioni più ampie, sia perchè l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche può ricadere nella catena alimentare, come emerge da alcuni campionamenti,  e diffondersi su aree ben più ampie, sia perchè ad oggi non esiste una legge a livello nazionale che definisca limiti precisi per i PFAS.

“Legambiente è convinta che serva un intervento da parte del Ministero della salute e del Ministero dell’ambiente – dice Giorgio Zampetti, responsabile Scientifico Nazionale di Legambiente-  per approvare quanto prima una legge che imponga limiti ai PFAS nelle falde e nei limiti allo scarico. E’ proprio per questo che lanciamo una petizione nazionale affinché i dicasteri introducano valori di riferimento chiari che proteggano l’ambiente e la salute pubblica”.

La petizione che può essere firmata anche online alla pagina internet BASTA PFAS  chiede inoltre che venga rivisto il sistema di approvvigionamento idrico dei cittadini direttamente dall’emergenza.

“E’ fondamentale” – conclude Zampetti – “infine che vengano fatti degli investimenti per tutelare l’agricoltura le produzioni di qualità presenti nell’area interessata e procedere al disinquinamento della falda. Per queste finalità proponiamo fin da subito di pianificare l’utilizzo dei fondi già a disposizione, ad esempio, con i PSR”.