I 5 circoli di Legambiente operanti nei comuni serviti dalla multiutility commentano i risultati di gestione

acqua

 

Bene il ritorno alla normalità degli investimenti

Apprendiamo da articoli di stampa che Etra ha conseguito risultati eccellenti nel 2020.          I circoli Legambiente, da sempre impegnati affinché i servizi come Acqua e Rifiuti siano pubblici e controllati dai Sindaci –ricorrono quest’anno 10 anni dalla straordinaria mobilitazione referendaria per l’acqua pubblica- registrano con favore questo risultato di gestione della multiutility, la cui proprietà è completamente in capo ai comuni serviti.

Ma la realtà non è poi così rosea, in quanto gli 88 milioni di investimenti effettuati nel settore idrico includono l’acquisto dalla Regione -attraverso la sua controllata Veneto Acque- di reti idriche, per lo più fuori dal perimetro territoriale operativo di Etra, realizzate e messe in opera da Veneto Acque per 54 milioni, di cui 22 a carico della tariffa gli altri a fondo perduto.

Al netto di questa operazione gli investimenti veri e propri realizzati direttamente da Etra sono quindi i rimanenti 34 milioni, come previsto dal piano d’ambito. Pertanto, con il bilancio del 2020 assistiamo semplicemente ad un ritorno alla normalità dopo un 2019 con investimenti attestati ad appena il 58% di quanto programmato: un ritardo oggetto anche di un richiamo da parte di ARERA, l’Autorità nazionale di controllo e regolazione alle cui direttive tutte le società devono uniformarsi.

Destinazione degli utili: non disperdiamo risorse preziose

Quanto alla infelice previsione che i Sindaci possano disporre dell’utile maturato, preme sottolineare che l’utile e’ stato prodotto dal servizio idrico: i due servizi gestiti dalla multiutility sono per legge separati e legati ciascuno ad una specifica regolazione nazionale e locale.

Riteniamo sia da escludere che lo stesso venga utilizzato per sostenere utenze dei rifiuti – come accaduto l’anno scorso – o per qualsiasi altra iniziativa. Le risorse vanno impiegate per garantire gli investimenti già programmati nel servizio idrico –fino a 80 milioni l’anno– almeno per:

–  potenziare i depuratori: in particolare per aumentare la capacità di trattamento dei liquami durante le intense precipitazioni ed evitare così lo scarico diretto in Brenta, fiume che presenta le criticità ambientali evidenziate anche dalle analisi svolte durante la campagna Operazione Fiumi di Legambiente Veneto.

–   migliorare l’efficienza della rete distributiva: mediamente il 37% dell’acqua che viene immessa viene perduta, con punte del 70% nell’Altopiano. Inoltre ancora oggi molte abitazioni e intere frazioni non sono ancora allacciate alla rete idrica.

–  mettere in sicurezza la falda e i pozzi di prelievo: la gestione urbanistica degli ultimi decenni non è stata attenta alle ricadute sulla fornitura di servizi ecosistemici legati all’acqua, permettendo la realizzazione di attività produttive o grandi opere inquinanti in area di ricarica di falda o in pericolosa vicinanza ai pozzi. Ricordiamo, solo come esempio, che la ex ‘Galvanica Tricom’ deve ancora essere bonificata dal cromo esavalente.

Prendiamo atto che Etra ha da tempo varato un piano per un progressivo aumento delle bollette sulla componente idrica (nel 2020 del 4,1%, nel 2021 del 4,2%, nel 2022 del 6,5% nel 2023 del 6,7%) proprio per avere più risorse da investire nell’ambito idrico.

Invitiamo pertanto i sindaci e le amministrazioni locali a superare la logica che negli ultimi anni ha portato alla distribuzione degli utili a favore delle spese correnti dei comuni – con la motivazione di finanziare le più diverse iniziative, come ad esempio lavori pubblici, progetti culturali e turistici, manovre sociali di riduzione bollette per indigenti…- destinando invece ogni risorsa disponibile al miglioramento del servizio e alla sua sostenibilità ambientale, in modo da garantire la fruibilità dell’acqua anche alle future generazioni.

Il dibattito tra i Sindaci a cui stiamo assistendo in questi mesi su come utilizzare gli utili rivela due visioni antitetiche della funzione delle multiutility. La prima, di stampo utilitaristico, prevede che Etra SpA produca utili per remunerare il capitale investito, pertanto la Società dovrebbe trasformarsi in una holding.

La seconda è quella propria di una Società pubblica, finanziata dai cittadini e da loro controllata tramite i Sindaci, che tratta un bene comune: l’acqua. In questa seconda visione la società non ha come finalità il profitto e la sua redistribuzione ma garantire il servizio con la massima efficienza ed economicità, applicando le migliori tecnologie e le buone pratiche di settore, per assicurare un prodotto di alta qualità e un ambiente sano.

Governance: i sindaci intervengano per scongiurare conflitti interni

Sempre da articoli di stampa apprendiamo di un forte contrasto fra lo staff tecnico di Etra e la governance di gestione.

Se ciò corrisponde al vero chiediamo ai Sindaci di intervenire prontamente per trovare le persone dotate di capacità manageriale che la dirigano, valorizzando le professionalità interne che già esistono, e di creare uno spirito di squadra, per garantire buoni risultati operativi nel 2021 (sono previsti investimenti per più di 70 milioni).

Diversamente saremo spettatori di un depotenziamento operativo legato a lotte intestine e problematiche organizzative interne, che non sono certo connaturate all’assetto di multiutility pubblica, ma danno spazio a quella parte di Sindaci che vorrebbero trasformare Etraspa in una holding.

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